OPINION

 

I soliti errori della sinistra europea

Fatimalu Hafdalla

A marzo di quest'anno Zapatero, come primo atto del nuovo governo del Psoe, cancellava la missione della Spagna in Iraq. Con grande chiarezza venivano evidenziate le motivazioni di tale scelta: il rispetto del diritto internazionale e la lealtà all'Onu.

Eppure la stessa Spagna di Zapatero oggi, a distanza di pochi mesi, dialoga con disinvoltura con il Marocco, e parla di soluzione del conflitto nel Sahara Occidentale "dimenticando" di coinvolgere il popolo saharawi. Sembra che la sinistra europea, ogniqualvolta ha la possibilità, finalmente, di orientare i conflitti verso una soluzione giusta, finisca per scegliere la strada triviale della peggiore sopraffazione (ripetendo, in una sorta di psicodramma, lo stesso deprecato errore dei propri avversari politici).

Ma Zapatero sembrerebbe fare di peggio. La sinistra spagnola finalmente al governo rischia di cancellare le posizioni del Ppe, che non assecondavano le mire espansionistiche di un regime totalitario a spese della legalità internazionale. Zapatero pensa di spingere noi saharawi al compromesso con il regime marocchino senza neppure riconoscerci il diritto di essere ascoltati? E perché mai i saharawi dovrebbero fare altre concessioni a un re che ha saputo solo torturare e far vivere nella miseria il proprio popolo? La crisi del processo di pace nel Sahara Occidentale ha due ragioni: la assoluta mancanza, da parte del Marocco, della volontà di pervenire a una soluzione reale e la mancata volontà dell'Onu di far rispettare le proprie risoluzioni.

Un regime come quello marocchino, che da decenni finge di assecondare decisioni delle Nazioni Unite immobilizzando ogni possibile sviluppo del processo di pace, è davvero una garanzia di stabilità per la Spagna? Un paese che, date le condizioni disperate della popolazione, vede crescere ogni giorno le fila dei fondamentalisti e dell'immigrazione illegale, può davvero far sentire la Spagna più sicura?

Tutto questo sacrificando l'esperienza di dignità e civiltà che i saharawi rappresentano, dimenticando le conquiste civili e sociali che un popolo di profughi confinato da tren'anni in campi nel deserto algerino ha conseguito, dai diritti delle donne, al diritto all'istruzione e alla sanità.

Se già il piano Baker concede ai coloni marocchini, che dal 1999 occupano il territorio saharawi, di votare per il referendum di autodeterminazione, cosa altro pensa di poter regalare il sig. Zapatero al re del Marocco? E perché il re del Marocco rifiuta persino questa soluzione? Teme che i sudditi colgano l'occasione per liberarsi della sua amata "protezione"?

Le "vacaciones en paz", grazie al formidabile sostegno del popolo spagnolo, consentono a tanti bambini saharawi (ospitati da famiglie spagnole quando nei campi profughi ci sono condizioni ambientali impossibili) di conoscere e sperimentare la convivenza con la realtà occidentale. Eppure il ministro degli esteri spagnolo, in una recente intervista, ha mortificato perfino questa esperienza, riducendola ad una specie di "gita premio" per ragazzi affamati. È questa la lungimiranza e la sensibilità politica di un uomo di sinistra? Siamo quasi alle teorie del "conservatorismo compassionevole" di certa destra estrema.

26.07.04


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